In mind #1
Parcheggiai il furgoncino nei pressi di un benzinaio sperduto chissà dove e in quale città, il cielo era abbastanza uggioso ma non sembrava dovesse piovere e mi scappava da pisciare in maniera incredibile. Tirai il freno a mano e guardai Sabry che aveva un’aria strana e un colorito paonazzo in volto.
“Torno subito, il tempo di andare al cesso.” Lei mi guardò con uno sguardo supplicante “Fai presto, non mi sento tanto bene, mi fa male lo stomaco”, per tutta risposta le chiusi praticamente lo sportello del veicolo in faccia dicendole, una volta fuori “com’è che ti sei ammalata tutt’a un tratto? Prima stavi bene! Comunque faccio subito”.
Mi diressi all’interno del locale, popolato da gente strana, camionisti, surfisti, ubriaconi e ragazzi che giocavano al biliardino. Il tizio dietro al bancone mi vide entrare ed alzò lo sguardo. “Mi scusi dov’è il bagno?” chiesi, “Lì sulla destra” mi rispose facendo un cenno con la testa.
Girai lo sguardo verso il punto da lui indicato e mi accorsi che non c’era alcuna “destra”, c’era solo un corridoio che svoltava a sinistra. Ricordo che nel frattempo mi accorsi che quel posto visto dall’interno aveva più le sembianze di uno stabilimento balneare, non ci avevo fatto caso prima e da fuori non sembrava proprio, era anche spuntato il sole nel frattempo, nel giro di 30 secondi?! Con uno sguardo sconsolato senza rispondere al barista neppure con un grazie, mi girai per scoprire dove cazzo fosse questo dannato bagno.
Una volta imboccato il corridoio, lungo tipo 5 metri, vidi una porta sulla destra in fondo. Ecco spiegata la destra, quel dannato coglione poteva pure sprecarsi a essere un minimo più dettagliato a riguardo, cretino. C’era solo quella porta, il bagno doveva essere per forza lì.
Quando varcai la soglia però scoprii di essere finito in una…stanza ricreativa? Non so neppure come descriverla, era piena di bifolchi di neppure vent’anni dediti a fare roba varia che non sono stato a guardare neppure, dal tanto che mi faceva schifo la situazione; una sola cosa ricordo, sulla sinistra, appesa al muro con uno di quei supporti in metallo allungabili c’era un televisore piatto su cui veniva trasmesso Titanic, il film con Di Caprio. Ne riconobbi la melensa colonna sonora, e dall’altra parte della stanza, seduto sul divano a braghe calate c’era un ragazzo, probabilmente fattissimo di chissà cosa, in piena masturbazione. In preda allo svarione dato dalla quantità di surrealismo che c’era lì dentro ricordo che il mio unico pensiero alla vista di quella scena ridicola è stato “ma che cazzo c’è da farsi le seghe con Titanic?!”. Al momento davvero non riuscivo a capirlo.
Insomma, in fondo a quello che sembrava un salotto ricreativo per ritardati mentali, tossicodipendenti e persone ormai perdute, scorgo finalmente una porta con il dannato simbolo del WC! Facendo attenzione a non incrociare lo sguardo di nessuno, per evitare di doverci avere a che fare anche un minimo di più di quanto fatto fino ad allora, avanzai verso l’obiettivo sperando che la tanto agognata pisciata potesse avere finalmente luogo.
Apro la porta e mi ritrovo in un altro fottuto e stramaledetto corridoio, a luci spente questa volta e con cinque o sei porte, di cui due direttamente di fronte a me, erano di un marciume unico, mezze scorticate, distrutte, facevano proprio schifo.
Deciso che peggio di così la situazione non poteva diventare decisi di entrare nella porta destra, completamente a fiducia.
Una volta dentro con mio grande sconforto e quello dei miei due compagni di viaggio, apparsi dal nulla come per magia, mi accorsi di essere finito in una specie di stanza d’hotel probabilmente già occupata da qualcun altro, visto che a terra, proprio appena dopo la porta, c’era una montagnola di vestiti, custodie di fotocamere, biancheria varia e giarrettiere di vari colori. Ma non è neppure questo che attirò la mia attenzione in maniera preponderante, guardai negli occhi i due tizi senza nome (ma che a quanto pare conoscevo da molto tempo) e mi sembrò che anche loro ebbero lo stesso mio pensiero: c’erano due vasche da bagno in una sola stanza, una a sinistra, lussuosa, con idromassaggio ed abbastanza capiente per farci entrare due persone, e l’altra sulla destra di quelle classiche, sporca e mezza rovinata. La situazione si faceva sempre più strana. Oltre a questo in fondo sulla destra c’era una scrivania di legno attorniata da sedie accatastate l’una sopra l’altra senza soluzione di continutà e sommerse a loro volta da una gran quantità di ammennicoli random, il pavimento era ricoperto da una moquette rossa bordeaux piuttosto consumata e piena di buchi sparsi qua e là: insomma ci trovavamo in uno schifo unico. Uno dei due amiconi si avvicinò alla finestra in fondo alla stanza per cambiare un pò l’aria data la puzza di “umanità” presente all’interno. Riguardandoli erano proprio buffi, assieme sembravano i protagonisti di “Paura e Delirio a Las Vegas”, con gli stessi atteggiamenti allucinati; che coppia!
Si ma mancava il cesso santoddio, decisi quindi di farmi una doccia o un bagno, non lo so, era l’unica cosa che si potesse fare, solo che il disordine era qualcosa di fastidioso, c’erano oggetti dappertutto e i vestiti a terra facevano pensare che la stanza fosse già stata occupata da qualcuno, per cui prima di iniziare a spogliarmi decisi di affacciarmi un attimo fuori per cercare di capire chi fosse “l’inquilino” originario. Niente, non si vedeva nessuno, il buio era quasi totale, sulla porta non c’era neppure scritto alcun numero, decisi per cui di strafregarmene e di rientrare.
Non chiusi nemmeno la porta a chiave, iniziavo davvero a stufarmi di quel posto. Procedetti quindi a spogliarmi per farmi questa dannata doccia, finché uno dei miei due compagni non mi avvisò di fare attenzione a dove appoggiavo i vestiti. Neppure il tempo di finire a dirmelo, quando mi tolsi la camicia la lanciai a terra in una zona libera da porcherie e subito partì una scintilla che inizio a bruciare la moquette!
Mi prese un accidente, mi gettai subito verso il focolare e con la mano nuda cercai di spegnere la fiammella, che dopo qualche secondo smise di ardere lasciando un bel buco sulla moquette; capii subito perchè il pavimento era messo così male, comunque un buco in più o uno in meno non farà alcuna differenza in questo posto di merda, non mi spiego piuttosto come cazzo sia possibile che si scatenino delle fiamme gettando vestiti a terra, ma avevo smesso di pormi domande di questo tipo da un bel pò oramai.
Spostai la camicia da terra sulla scrivania e nel farlo urtai contro la catasta di sedie di legno lì di fianco. Questa distrazione causò l’accensione di un’altra fiamma, stavolta direttamente in mezzo alle sedie. “Ora comincio a rompermi veramente i coglioni!” esclamai in preda alla sconsolatezza. I due presenti si gettarono nella montagna di sedie per cercare di spegnere il focolare mentre io continuavo a guardarmi intorno, alla ricerca di qualcosa che potesse spiegarmi che cazzo stava succedendo. “Cristo, magari ci sono delle telecamere e questo è tutto un reality” pensai ad alta voce “È tutta una cospirazione, amico!” esclamò uno dei due personaggi da sotto le sedie mentre stava ancora tentando di arginare i danni, “Dobbiamo scoprire che sta succedendo, potrebbe essere eccitante”.
“Tu dici? Non so te, ma io mi sto rompendo seriamente le palle di questa storia…” gli dissi. “No amico, ci serve sapere la verità, dobbiamo investigare”.
Il mio sguardo contrariato e colmo di disperazione fu tutto ciò che concluse questa storia.